Prendersi cura del Bene comune

articolo da Voce Isontina: Selina Trevisan

Una serata che ha unito Storia dell’Arte e Filosofia morale, ricca di stimoli e sollecitazioni, che ha lasciato ai partecipanti nuovi spunti di riflessione sui quali poter lavorare anche in autonomia una volta rientrati. Ottimo successo per la serata di avvicinamento al Giubileo dei Governanti dal titolo “Prendersi cura del Bene comune. Buone pratiche dell’Amministratore locale”, promossa dalla Pastorale Sociale e del Lavoro diocesana in collaborazione con Fondazione Villa Russiz – che l’ha ospitata – e realizzata con il sostegno dei Fondi 8xmille alla Chiesa cattolica.
L’appuntamento, che ha visto la presenza di numerosi amministratori dall’alto e dal basso isontino, si è aperto con i saluti da parte dell’amministrazione comunale di Capriva del Friuli e della Fondazione Villa Russiz, portati dalla portavoce della Fondazione, la quale ha anche presentato brevemente ai presenti l’antica storia della tenuta, che ancora oggi continua la missione umanitaria iniziata alla fine del 1800 dalla contessa Elvine Ritter de Zahony con la fondazione di una scuola aperta anche alle bambine, quindi con l’ampiamento delle attività scolastiche e socio-assistenziali. Alla sua morte, come da sua volontà testamentaria, la Villa divenne un orfanotrofio e oggi prosegue la sua missione con la Casa Famiglia “Casa Elvine”, che attualmente ospita 13 minori.
Fra Roberto Benvenuto, direttore della Pastorale Sociale e del Lavoro, ha quindi introdotto i due ospiti della serata, la professoressa Sofia Benoni, insegnante di Religione cattolica e dottoressa in Conservazione dei Beni Culturali, e Luca Grion, professore associato di Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Udine e presidente dell’istituto “Jaques Maritain”.
A prendere la parola per prima la professoressa Benoni, che ha guidato i presenti in una dettagliata analisi della grande opera di Ambrogio Lorenzetti “Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo”, ricco ciclo di affreschi ospitato nel Palazzo Pubblico di Siena.
Risalente agli anni ’30 del 1300, l’opera di Lorenzetti si trova nel luogo, la Sala dei Nove, in cui un tempo i governatori cittadini si riunivano. Quasi un monito quindi, un richiamo al compito che si trovavano a ricoprire. Inoltre, come sottolineato dalla professoressa, le scritte riportate nel ciclo di affreschi sono in Volgare, per essere quindi lette da molti.
Nella sua analisi Benoni si è soffermata su alcune delle figure più rilevanti presenti nell’opera di Lorenzetti, come la Sapienza Divina, che sorregge una bilancia: i due rami della giustizia, distributiva e commutativa. La bilancia è regolata da una Giustizia in trono, che volge lo sguardo alla Sapienza Divina, colei che regge il peso della bilancia stessa.
Tra le altre figure presenti che la professoressa ha fatto notare, le Virtù teologali e le Virtù cardinali, affiancate da altre due virtù non convenzionali: Pace e Magnanimità.
Di contro, nell’Allegoria del Cattivo Governo troviamo la Tirannide, figura mostruosa circondata dai vizi e dalle varie sfaccettature del Male. La Giustizia qui è soggiogata, schiacciata ai piedi della Tirannide, che con i suoi effetti negativi condiziona tutto, fino alle campagne che diventano aride e infertili.
Il professor Grion si è quindi allacciato alle descrizioni e agli spunti lasciati nella sua analisi da Benoni: “Mi colpiscono i due volti della Giustizia raffigurati – ha commentato -. Come filosofo morale colpisce perché, nella storia della Filosofia, la Giustizia ha svariate attribuzioni. In questo senso è ciò che lega ciascuno al tutto di cui fa parte”.
Grion ha quindi affrontato un breve excursus sulle analisi proposte da Aristotele e Platone, soffermandosi in particolar modo sul secondo che, già al suo tempo, aveva analizzato l’interiorità del politico: “Nella città la giustizia funziona quando ciascuno riconosce il proprio compito e si lavora in armonia. Lo stesso accade nell’interiore”, ha illustrato il docente, il quale ha poi aggiunto come “Le virtù, che sono eccellenze, compongono il nostro essere interiore. Il politico è colui che ha il compito di guidare la comunità verso una vita felice”.
“Cos’è il Bene Comune?”, ha sollecitato quindi, “È la qualità delle relazioni che governano una comunità, è promozione di vita buona”.
Grion ha così proposto agli amministratori presenti, partendo proprio da queste riflessioni, degli spunti calati sull’epoca moderna: “Capire, prendere posizione, agire: sono questi i tre passi da compiere per fare una scelta di impegno. Operare con senso di responsabilità verso la propria comunità. Di contro incomprensione, ingratitudine, solitudine: sono le tre sfide della politica. Non si può improvvisare, bisogna essere preparati. Come? Coltivando l’interiorità. Questo noto che oggi manca, l’ascolto attento di ciò che nasce da dentro. Anche nella vita politica c’è bisogno di uno spazio di rigenerazione per sé; se non ci prendiamo cura di noi, non riusciamo nemmeno a prenderci cura degli altri. Vanno poi coltivati legami, fondamentali nei momenti della solitudine e dell’incomprensione.
Cura e servizio, questo il binomio. Si assumerà una “luce” particolare che sarà anche da attrazione per i più giovani, i quali troveranno un esempio dell’avere a cuore gli altri”.
La serata, che in seguito alle parole dei due professori ha dato vita anche a diversi interventi da parte dei presenti, i quali hanno dimostrato di essere rimasti piacevolmente colpiti e in qualche modo anche capiti e “sollevati”, si è conclusa quindi con un saluto da parte dell’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, che ha ringraziato gli amministratori per la loro presenza e per il loro lavoro. “Una serata utile per il confronto e per aprire gli orizzonti – ha commentato Redaelli -, dove sono emerse cose che forse sentiamo già ma abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a leggerle. È bello continuare a creare occasioni come questa, ringrazio la Pastorale, per poter proseguire insieme il nostro cammino”.