Il Giubileo ha sempre rappresentato nella vita della Chiesa un evento di grande rilevanza spirituale, ecclesiale e sociale. Da quando Bonifacio VIII, nel 1300, istituì il primo Anno Santo – con ricorrenza secolare, divenuta poi, sul modello biblico, cinquantennale e quindi fissata ogni venticinque anni –, il santo popolo fedele di Dio ha vissuto questa celebrazione come uno speciale dono di grazia, caratterizzato dal perdono dei peccati e, in particolare, dall’indulgenza, espressione piena della misericordia di Dio. I fedeli, spesso al termine di un lungo pellegrinaggio, attingono al tesoro spirituale della Chiesa attraversando la Porta Santa e venerando le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo custodite nelle Basiliche romane. Milioni e milioni di pellegrini, nel corso dei secoli, hanno raggiunto questi luoghi santi dando testimonianza viva della fede di sempre.
Il Grande Giubileo dell’anno 2000 ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio della sua storia. San Giovanni Paolo II lo aveva tanto atteso e desiderato, nella speranza che tutti i cristiani, superate le storiche divisioni, potessero celebrare insieme i duemila anni della nascita di Gesù Cristo il Salvatore dell’umanità. Ora è ormai vicino il traguardo dei primi venticinque anni del secolo XXI, e siamo chiamati a mettere in atto una preparazione che permetta al popolo cristiano di vivere l’Anno Santo in tutta la sua pregnanza pastorale. Una tappa significativa, in tal senso, è stata quella del Giubileo straordinario della Misericordia, che ci ha permesso di riscoprire tutta la forza e la tenerezza dell’amore misericordioso del Padre, per esserne a nostra volta testimoni.
Negli ultimi due anni, tuttavia, non c’è stato un Paese che non sia stato sconvolto dall’improvvisa epidemia che, oltre ad aver fatto toccare con mano il dramma della morte in solitudine, l’incertezza e la provvisorietà dell’esistenza, ha modificato il nostro modo di vivere. Come cristiani abbiamo patito insieme con tutti i fratelli e le sorelle le stesse sofferenze e limitazioni. Le nostre chiese sono rimaste chiuse, così come le scuole, le fabbriche, gli uffici, i negozi e i luoghi dedicati al tempo libero. Tutti abbiamo visto limitate alcune libertà e la pandemia, oltre al dolore, ha suscitato talvolta nel nostro animo il dubbio, la paura, lo smarrimento. Gli uomini e le donne di scienza, con grande tempestività, hanno trovato un primo rimedio che progressivamente permette di ritornare alla vita quotidiana. Abbiamo piena fiducia che l’epidemia possa essere superata e il mondo ritrovare i suoi ritmi di relazioni personali e di vita sociale. Questo sarà più facilmente raggiungibile nella misura in cui si agirà con fattiva solidarietà, in modo che non vengano trascurate le popolazioni più indigenti, ma si possa condividere con tutti sia i ritrovati della scienza sia i medicinali necessari.
Dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante. Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza. Per questo ho scelto il motto Pellegrini di speranza. Tutto ciò però sarà possibile se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani. Penso specialmente ai tanti profughi costretti ad abbandonare le loro terre. Le voci dei poveri siano ascoltate in questo tempo di preparazione al Giubileo che, secondo il comando biblico, restituisce a ciascuno l’accesso ai frutti della terra: «Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e all’ospite che si troverà presso di te; anche al tuo bestiame e agli animali che sono nella tua terra servirà di nutrimento quanto essa produrrà» (Lv 25,6-7).
Pertanto, la dimensione spirituale del Giubileo, che invita alla conversione, si coniughi con questi aspetti fondamentali del vivere sociale, per costituire un’unità coerente. Sentendoci tutti pellegrini sulla terra in cui il Signore ci ha posto perché la coltiviamo e la custodiamo (cfr Gen 2,15), non trascuriamo, lungo il cammino, di contemplare la bellezza del creato e di prenderci cura della nostra casa comune. Auspico che il prossimo Anno giubilare sia celebrato e vissuto anche con questa intenzione. In effetti, un numero sempre crescente di persone, tra cui molti giovani e giovanissimi, riconosce che la cura per il creato è espressione essenziale della fede in Dio e dell’obbedienza alla sua volontà.
Affido a Lei, caro Confratello, la responsabilità di trovare le forme adeguate perché l’Anno Santo possa essere preparato e celebrato con fede intensa, speranza viva e carità operosa. Il Dicastero che promuove la nuova evangelizzazione saprà fare di questo momento di grazia una tappa significativa per la pastorale delle Chiese particolari, latine ed orientali, che in questi anni sono chiamate a intensificare l’impegno sinodale. In tale prospettiva, il pellegrinaggio verso il Giubileo potrà rafforzare ed esprimere il comune cammino che la Chiesa è chiamata a compiere per essere sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità nell’armonia delle diversità. Sarà importante aiutare a riscoprire le esigenze della chiamata universale alla partecipazione responsabile, nella valorizzazione dei carismi e dei ministeri che lo Spirito Santo non cessa mai di elargire per la costruzione dell’unica Chiesa. Le quattro Costituzioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, unitamente al magistero di questi decenni, continueranno ad orientare e guidare il popolo santo di Dio, affinché progredisca nella missione di portare a tutti il gioioso annuncio del Vangelo.
Secondo la consuetudine, la Bolla di indizione, che a tempo debito sarà emanata, conterrà le indicazioni necessarie per celebrare il Giubileo del 2025. In questo tempo di preparazione, fin da ora mi rallegra pensare che si potrà dedicare l’anno precedente l’evento giubilare, il 2024, a una grande “sinfonia” di preghiera. Anzitutto per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo. Preghiera, inoltre, per ringraziare Dio dei tanti doni del suo amore per noi e lodare la sua opera nella creazione, che impegna tutti al rispetto e all’azione concreta e responsabile per la sua salvaguardia. Preghiera come voce “del cuore solo e dell’anima sola” (cfr At 4,32), che si traduce nella solidarietà e nella condivisione del pane quotidiano. Preghiera che permette ad ogni uomo e donna di questo mondo di rivolgersi all’unico Dio, per esprimergli quanto è riposto nel segreto del cuore. Preghiera come via maestra verso la santità, che conduce a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione. Insomma, un intenso anno di preghiera, in cui i cuori si aprano a ricevere l’abbondanza della grazia, facendo del “Padre nostro”, l’orazione che Gesù ci ha insegnato, il programma di vita di ogni suo discepolo.
Chiedo alla Vergine Maria di accompagnare la Chiesa nel cammino di preparazione all’evento di grazia del Giubileo, e con gratitudine invio di cuore a Lei e ai collaboratori la mia Benedizione.
Roma, San Giovanni in Laterano, 11 febbraio 2022, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes.
FRANCESCO
SMISEL IN NAMEN SVETEGA LETA 2025
Iz pisma papeža Frančiška o Jubileju 2025, ki ga je naslovil na nj. eksc. Rina Fisichella, predsedniku Papeškega sveta za novo evangelizacijo
Jubilej je vedno predstavljal dogodek velikega duhovnega, cerkvenega in družbenega pomena v življenju Cerkve. Odkar je Bonifacij VIII. leta 1300 uvedel prvo sveto leto – s ponavljanjem na sto let, kar je po svetopisemskem vzoru postalo petdeset in nato vsakih petindvajset let -, je sveto verno Božje ljudstvo to praznovanje doživljalo kot poseben dar milosti, za katerega je značilno odpuščanje grehov in zlasti odpustki, ki so polni izraz Božjega usmiljenja. Verniki, pogosto na koncu dolgega romanja, črpajo iz duhovnega zaklada Cerkve, ko gredo skozi sveta vrata in častijo relikvije apostolov Petra in Pavla, ki jih hranijo v rimskih bazilikah. Na milijone in milijone romarjev je skozi stoletja potovalo na te svete kraje in živo pričalo o svoji veri.
Z velikim jubilejem leta 2000 je Cerkev vstopila v tretje tisočletje svoje zgodovine. Sveti Janez Pavel II. ga je pričakoval in želel v upanju, da bodo vsi kristjani, potem ko bodo premagali zgodovinske delitve, lahko skupaj praznovali dva tisoč let rojstva Jezusa Kristusa, Odrešenika človeštva. Zdaj se približuje mejnik prvih petindvajsetih let 21. stoletja in poklicani smo v pripravo, ki bo krščanskemu ljudstvu omogočila doživeti sveto leto v vsem njegovem pastoralnem pomenu. Pomemben mejnik v tem smislu je bil izredni jubilej usmiljenja, ki nam je omogočil, da smo ponovno odkrili vso moč in nežnost Očetove usmiljene ljubezni ter bili tudi sami njene priče.
V zadnjih treh letih pa ni bilo države, ki je ne bi bila pretresla nenadna epidemija, zaradi katere nismo doživeli le drame smrti v samoti, negotovosti in začasnosti človeškega obstoja, ampak tudi spremembo načina življenja in dosedanjih navad. Kot kristjani smo skupaj z vsemi brati in sestrami trpeli zaradi enakih stisk in omejitev. Naše cerkve so bile zaprte, prav tako kot naše šole, tovarne, uradi, trgovine in kraji za preživljanje prostega časa. V tem obdobju svet, posebno Evropo, pretresajo vojne v bližnji Ukrajini in v Sveti deželi. V dušah ljudi se prebuja dvom, bolečina, strah, zmedenost. Ob vprašanju svetovnega miru se zavedamo lastne majhnosti in potrebe, da kljub temu prispevamo k temu, da bi se dobrina miru ukoreninila in širila v naši okolici in v naših deželah.
Ohraniti moramo plamen upanja, ki nam je bil podarjen, in storiti vse, da bi vsi ponovno pridobili moč in gotovost, ter zrli v prihodnost z odprtim umom, zaupljivim srcem in daljnovidnim razumom. Prihajajoči jubilej bo zelo koristen pri ustvarjanju ozračja upanja in zaupanja kot znamenje ponovnega preporoda, katerega nujnost čutimo vsi. Zato sem zanj izbral vodilo, ki se glasi Romarji upanja. Vse to pa bo mogoče, če bomo sposobni obnoviti občutek vesoljnega bratstva, če si ne bomo zatiskali oči pred dramo divje revščine, ki milijonom moških, žensk, mladih in otrok preprečuje, da bi živeli na način, vreden človeka. Pri tem mislim predvsem na številne begunce, ki so bili prisiljeni zapustiti svoje dežele. Naj bodo glasovi revnih slišani v tem času priprav na jubilej, ki v skladu s svetopisemsko zapovedjo vsem vrača pravico dostopanja do sadov zemlje: »Jej tisto, kar obrodi zemlja, ki počiva. To velja zate, za sužnja in sužnjo, za najemnika in tujca, ki bivajo pri tebi. Tudi živini in zverem, ki so v tvoji deželi, bodi v živež, kar bo zemlja obrodila.« (3Mz 25,6-7).
Zato je treba duhovno razsežnost jubileja, ki vabi k spreobrnjenju, združiti s temi temeljnimi vidiki družbenega življenja, da bi tvorili skladno celoto. Ker čutimo, da smo vsi romarji na zemlji, na katero nas je Gospod postavil, da bi jo obdelovali in zanjo skrbeli (prim. 1 Mz 2,15), ne pozabimo na poti premišljevati o lepotah stvarstva in skrbeti za naš skupni dom. Upam, da bomo tudi prihajajoče jubilejno leto praznovali in živeli s tem namenom. Vse več ljudi, tudi veliko mladih in zelo mladih, se namreč zaveda, da je skrb za stvarstvo bistveni izraz vere v Boga in poslušnosti njegovi volji.
Potrebno bo poiskati načine, da bomo sveto leto pripravili in praznovali z močno vero, živim upanjem in dejavno ljubeznijo. Treba bo ugotoviti, kako iz tega milostnega trenutka narediti pomembno prizorišče za pastoralno oskrbo posameznih Cerkva, latinskih in vzhodnih, ki so v tem obdobju poklicane, da okrepijo svojo sinodalno zavzetost. S tega vidika bo romanje naproti Jubileju lahko okrepilo in izrazilo skupno pot, na katero je poklicana Cerkev, da bi bila vedno bolj znamenje in orodje edinosti v harmoniji različnosti. Potrebna in pomembna bo pomoč pri ponovnem odkrivanju zahtev splošne poklicanosti k odgovornemu sodelovanju kakor tudi pri vrednotenju karizem in služb, ki jih Sveti Duh nikoli ne preneha podeljevati za izgradnjo ene Cerkve. Štiri konstitucije drugega vatikanskega ekumenskega koncila bodo skupaj s cerkvenimi dokumenti teh desetletij še naprej usmerjale in vodile sveto Božje ljudstvo, da bo lahko napredovalo v poslanstvu prinašanja veselega oznanjevanja evangelija vsem.
V skladu z običajem bo bula o razglasitvi jubileja, ki bo izdana v doglednem času, vsebovala potrebne navedbe za praznovanje jubilejnega leta 2025. V tem času priprav me že veseli misel, da lahko leto pred tem, 2024, posvetimo veliki »simfoniji« molitve. Predvsem temu, da si povrnemo željo biti v Gospodovi navzočnosti, mu prisluhniti in se mu pokloniti. Poleg tega pa moliti in se Bogu zahvaliti za mnoge darove njegove ljubezni do nas in da bi hvalili njegovo delo v stvarstvu, ki vse zavezuje k spoštovanju ter h konkretnemu in odgovornemu delovanju za njegovo zaščito. Molitev kot glas »enega srca in ene duše« (prim. Apd 4,32), ki se kaže v solidarnosti in delitvi vsakdanjega kruha. Molitev, ki vsakemu moškemu in ženski na tem svetu omogoča, da se obrne k edinemu Bogu in mu izrazi, kar je skrito v skrivnosti srca. Molitev kot pot k svetosti, ki človeka vodi v kontemplacijo tudi sredi delovanja. Skratka, intenzivno leto molitve, v katerem se srca odprejo za sprejem obilja milosti, tako da »Oče naš«, molitev, ki nas jo je naučil Jezus, postane življenjski program vsakega njegovega učenca.
foto: sito www.iubilaeum2025.va